Il suo acronimo è VITT e indica la sindrome trombocitopenica trombotica immune indotta da vaccino. Il 9 aprile 2021 sul New England Journal of Medicine* viene pubblicato lo studio di un gruppo di ricercatori tedeschi, canadesi e austriaci che correla al vaccino ChAdOx1 nCOV-19 questa rara manifestazione clinica, mediata da anticorpi attivanti le piastrine contro il fattore piastrinico 4 (PF4), proteina che in condizioni normali si lega all’eparina fluidificando il sangue.
Un team di 13 ricercatori italiani guidato da Cristoforo Pomara, Direttore UOC di Medicina legale dell’AOU Policlinico e ordinario di Medicina legale dell’Università di Catania, ha effettuato il primo studio autoptico su due casi di VITT associati allo stesso vaccino, i cui risultati sono stati pubblicati il 20 maggio 2021 su Haematologica** e su Diagnostics***, per la parte metodologica.
Ne abbiamo discusso con il professor Pomara che è anche componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza COVID in Sicilia.
Quali sono le differenze metodologiche tra lo studio sulla VITT di Greinacher e Thiele e il vostro?
“La Trombocitopenia trombotica indotta da vaccino (VITT), una rara sindrome tromboemorragica, è stata descritta per la prima volta dal gruppo dei colleghi tedeschi che hanno valutato caratteristiche cliniche e di laboratorio su 11 pazienti in Germania e Austria e su 5 in Norvegia, dimostrando la correlazione fra trombosi, trombocitopenia e vaccino; lo studio riguarda pazienti sopravvissuti e deceduti ma senza nessun dato autoptico. La casistica è più numerosa di quella italiana ma va detto che in Italia non vi è la possibilità di avere un dato unitario come in Germania, perché non esiste un network istituzionale o un’organizzazione che preveda l’accertamento autoptico di questi casi e quindi manca un registro nazionale per le autopsie su pazienti deceduti per COVID-19 o per cause vaccino-correlate. Sarebbe auspicabile che si comprendesse quanto è importante eseguire gli esami autoptici sui pazienti che sfortunatamente decedono per COVID-19 e, ancor più, approfondire gli studi nel sospetto di una correlazione col vaccino, non certo per demonizzare la pratica vaccinale che –voglio ribadirlo – rimane l’unico strumento idoneo a contrastare questa come tutte le altre epidemie su base infettiva.”
La pandemia ha provocato 3 milioni di morti nel mondo, i vaccini giocano un ruolo cruciale nella prevenzione.
“Certamente, e stiamo assistendo ad una campagna vaccinale massiva, il che aumenta la probabilità di registrare effetti collaterali, tra cui la morte nei casi più gravi, ma va detto che le segnalazioni di trombosi collegate a vaccini con adenovirus vettore si conoscono già da diversi anni. È ovvio che il fenomeno viene amplificato nel momento in cui si è di fronte a una campagna di vaccinazione di massa, con milioni e milioni di dosi somministrate nel più breve tempo possibile dove, tuttavia, i casi che si manifestano sono pur sempre assolutamente rari (1 ogni 100.000 somministrazioni)”.
Negli studi effettuati le manifestazioni trombotiche sono correlate solo ai vaccini a vettore virale o anche ai vaccini a mRNA?
“Il problema riguarda anche i vaccini a mRNA. Anche questi stimolano sia la risposta immunitaria acquisita (adattiva o specifica) sia quella innata”.
Qual è il meccanismo alla base della VITT?
“Si tratta di un meccanismo di risposta amplificata, esagerata e non controllata del sistema immunitario; la nostra ipotesi è che si tratti della stimolazione dell’immunità innata o aspecifica, legata a vari fattori, soprattutto costituzionali, quindi alla diversità genetica di ogni soggetto. È certamente doveroso approfondire gli studi ma quello che possiamo constatare dai dati della letteratura è che questo tipo di risposta determina un’alterazione -da noi individuata prevalentemente a livello dell’endotelio vasale- attraverso l’attivazione di un sistema protrombotico mediato da una proteina che si chiama fattore piastrinico 4 che si accompagna ad un’iperattivazione incontrollata del complemento; l’originalità del nostro studio sta innanzitutto nell’avere dimostrato l’alterazione a livello istopatologico e quindi, tramite l’esame autoptico, di aver mappato esattamente i fenomeni trombotici (macro e microtrombotici) che colpiscono prevalentemente le sedi vascolari dei distretti sottoposti a un fenomeno di stasi (mesenteriche, seni venosi durali). Da un lato assistiamo, quindi, ad un fenomeno trombotico, dall’altro abbiamo una carenza dei fattori protrombotici con una piastrinopenia da consumo (che poi provoca l’emorragia), correlata all’alterazione del fattore protrombinico 4 che in alcuni soggetti reagisce anche negativamente con l’eparina ed è per questo che l’aggressione terapeutica deve essere mirata a sedare il fenomeno flogistico”.
Quale terapia è più indicata in questi casi?
“Non possiamo indicare una terapia generica, ogni caso va trattato singolarmente. Quello che è importante dire è che grazie agli studi effettuati e all’autorizzazione ottenuta dalla magistratura, in Sicilia abbiamo subito attivato la rete dei laboratori per cui nelle principali città abbiamo strutture specializzate, in grado di testare con metodi analitici l’andamento degli anti PF4, sia funzionali che costituzionali, e siamo quindi in grado di avere una rapida diagnosi che indica con precisione l’associazione con il vaccino, così da potere impostare per tempo l’opportuna terapia che andrà valutata caso per caso”.
C’è una relazione temporale da considerare per stabilire un nesso di causalità dalla somministrazione del vaccino alla manifestazione della sintomatologia?
“Uno schema dell’OMS del 2019 parla di tre settimane (entro 21 giorni dalla vaccinazione) diciamo che, in base al nostro studio sui vaccini COVID-19 pubblicato su Diagnostics, dobbiamo valutare l’insorgenza di alcuni sintomi e a quel punto attivare il laboratorio. Nel momento in cui si fanno i test e quindi si studiano l’attivazione del complemento, la cascata infiammatoria attraverso le interleuchine e l’anti PF4, allora si può stabilire con sicurezza l’associazione. Purtroppo quando si arriva al decesso, per avere certezza dell’’associazione bisogna eseguire anche l’esame autoptico perché è fondamentale trovare la conferma attraverso la presenza di micro o macro trombosi e dell’attivazione del complemento a livello istopatologico”.
Il Decreto n. 223 del 19 marzo 2021 dell’Assessore per la Salute ha istituito in Sicilia la task force regionale per l’implementazione dei riscontri diagnostici e degli esami autoptici in salme Covid-19 positive o in caso di morti post-vaccinali: un primato tutto siciliano.
“Va evidenziato con orgoglio che la nostra è l’unica regione italiana ad essersi dotata di uno strumento normativo per la definizione di un documento scientifico, un “Protocollo autoptico”, che parte dalla armonizzazione delle tecniche di studio e che ci aspettiamo possa trovare ulteriori conferme una volta adottato anche dalle altre nazioni, in quanto è stato da noi sviluppato sulla base dello schema OMS, della revisione della letteratura internazionale e delle ulteriori evidenze scientifiche”.
Che messaggio si sente di lanciare per quanti non si sono vaccinati per paure o dubbi su una determinata tipologia di vaccino?
“Oggi è fondamentale essere chiari nell’attività di comunicazione alla popolazione. Ciò che andava detto sin dall’inizio è che esistevano ed erano già noti alla letteratura casi di trombosi vaccino mediate ma che il vaccino è l’unico strumento preventivo che abbiamo per eradicare un’epidemia e una pandemia. È evidente che nel momento stesso in cui si avvia nel mondo la più grossa campagna di vaccinazione della storia ci si deve aspettare un’amplificazione degli eventi avversi attesi che magari in precedenza non hanno avuto la risonanza mediatica a livello comunicativo come è stato in questa fase. Però alla base di tutto c’è il fatto che una vita umana persa vale quanto i milioni di vite salvate dalla prevenzione vaccinale: è ovvio che anche un solo caso mortale deve essere studiato con lo stesso scrupolo con cui si studiano tutte le patologie più importanti, perché questo ci consente di evitare che si ripresenti un secondo caso. Possiamo dire, in sintesi, che questi eventi rarissimi sono per loro natura prevedibili in astratto e lo erano ancor prima che iniziassimo questa campagna vaccinale e quindi probabilmente l’errore è stato nel non comunicare esattamente, non includere nei bugiardini la possibilità di questi eventi trombotici che pure erano stati descritti in passato a seguito di vaccinazione, e sottolinearne, allo stato attuale, l’impossibilità di prevenirli. L’obiettivo che ora ci siamo posti con altri ricercatori a livello mondiale, mettendo insieme tutta la casistica disponibile, è capire se effettivamente vi sono dei momenti particolari su cui focalizzare l’attenzione (alterazioni o fattori predisponenti) per comprendere questa sindrome, per tracciare l’evoluzione e quindi la prevedibilità del fenomeno. È, ovviamente, un campo ancora aperto e sul quale la task force sta esercitando un ruolo importantissimo grazie alle collaborazioni nazionali e internazionali con diversi gruppi di ricerca che si stanno focalizzando sulle mappature genetiche che auspichiamo possano portare presto alla prevenibilità del fenomeno”.
A cura di Daniela Falconeri – Servizio Comunicazione CEFPAS
Bibliografia
* The New England Journal of Medicine Thrombotic Thrombocytopenia after ChAdOx1 nCov-19 Vaccination
Andreas Greinacher, Thomas Thiele, Theodore E. Warkentin, Karin Weisser, Paul A. Kyrle and Sabine Eichinger
** Haematologica Post-mortem findings in vaccine-induced thrombotic thrombocytopenia
Cristoforo Pomara, Francesco Sessa, Marcello Ciaccio, Francesco Dieli, Massimiliano Esposito, Sebastiano Fabio Garozzo, , Antonino Giarratano, Daniele Prati, Francesca Rappa, Monica Salerno, Claudio Tripodo, Paolo Zamboni and Pier Mannuccio Mannucci
Cristoforo Pomara, Francesco Sessa, Marcello Ciaccio, Francesco Dieli, Massimiliano Esposito, Giovanni Maurizio Giammanco, Sebastiano Fabio Garozzo, Antonino Giarratano, Daniele Prati, Francesca Rappa, Monica Salerno, Claudio Tripodo, Pier Mannuccio Mannucci and Paolo Zamboni