CEFPAS

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Contrastare la violenza domestica e sui minori, esperti a confronto: Il CEFPAS al convegno Foreip-Ancrim

Quali interventi avviare in ambito psicopedagogico e socio-sanitario sui minori maltrattati? E come gestire le conseguenze del trauma nell’età evolutiva? Temi di grande attualità sui quali professionisti sanitari, specialisti e giuristi hanno dibattuto lo scorso 26 ottobre al convegno promosso a Caltanissetta dall’ente di formazione FOReIP e dall’Ancrim (Associazione Nazionale Criminologi e Criminalisti) in collaborazione con il CEFPAS e altri partner istituzionali.

Ad aprire i lavori è stato il Direttore del CEFPAS, Roberto Sanfilippo, il quale ha evidenziato l’importanza di tutelare i minori come un investimento per il benessere della società del presente e del futuro, ribadendo che occorre intervenire con azioni più incisive a difesa anche della sfera familiare solitamente considerata “luogo di protezione”, ma che spesso rischia di trasformarsi in luoghi di sofferenza e dolore.

Il Direttore del CEFPAS, Roberto Sanfilippo

Tra i relatori anche Eleonora Indorato, pedagogista del Centro e giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta, che nel corso del suo intervento ha spiegato come un trauma irrisolto, sia psicologico sia fisico, renda la persona ancora più vulnerabile al punto da ridurre le capacità e le competenze di base per reagire positivamente agli eventi con il rischio di non favorire l’equilibrato sviluppo psico-fisico ed emotivo-relazionale.

Eleonora Indorato, pedagogista del CEFPAS

L’esperta del CEFPAS ha inoltre citato i risultati emersi dalla seconda indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia realizzata da Terre des Homes e CISMAI (Coordinamento Italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’Infanzia) per l’Autorità Garante dell’Infanzia e Adolescenza. Secondo il report, il 40,6% dei minori sono vittime di incuria, quindi di cure insufficienti, di cure inappropriate rispetto ai reali bisogni del momento evolutivo oppure di una persistente ed eccessiva medicalizzazione. Tra i fenomeni di violenza maggiormente dilaganti, Indorato ha parlato dell’alta percentuale di minori (il 32,4%) vittime di violenza assistita che subiscono maltrattamenti spesso nell’ambiente familiare, considerato luogo di protezione, da parte di figure affettive di riferimento.

«Ogni forma di trauma, anche il più banale, genera nei bambini e negli adolescenti una compromissione psicologica e cognitiva della loro salute mentale che li spinge all’isolamento, incidendo negativamente anche sui comportamenti, sui legami relazionali e sul rendimento scolastico – ha detto la pedagogista -. Scarsa memoria, bassa attenzione e livelli minimi di concentrazione sono i campanelli d’allarme di uno stato di benessere che potrebbe essere compromesso e che le famiglie non possono sottovalutare insieme alle altre agenzie educative che operano a favore di una equilibrata evoluzione della “persona”. Le conseguenze di un trauma provocano la perdita della fiducia di base che un minore acquisisce nei primi tre anni di vita attraverso la relazione che si instaura con chi si prende cura di lui. Viene meno un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo, si alimenta un senso di abbandono e un forte senso di paura e di perdita del controllo».

Il lavoro sul trauma richiede competenze non solo cliniche ma anche sociali, legali e pedagogico-educative. In tal senso, Eleonora Indorato ha sottolineato l’importanza strategica di un intervento multidisciplinare coordinato per governare i traumi subiti nell’età evolutiva, inserendosi in quella che ha definito “intersezione della sofferenza”: «Serve investire nel ‘valore tempo’ prima che si cronicizzi il trauma, intervenendo sulla fascia anagrafica da zero a 5 anni per consentire all’équipe di riconoscere il fenomeno e anticipare così la presa in carico. Per contrastare la violenza domestica e sui minori è fondamentale che la rete delle agenzie educative, sanitarie e giudiziarie del territorio sia sempre più competente, adeguata, tempestiva ed efficace nella gestione di interventi omogenei, condivisi e coerenti – ha aggiunto la pedagogista Indorato -. L’avvio di un servizio di osservazione e monitoraggio dei soggetti a rischio consentirà di attivare servizi sociali, sanitari e giudiziari sicuri, equi e facilitati attraverso la dotazione di strutture specializzate e di personale qualificato in grado di accogliere il minore e le famiglie fragili e di individuare la tipologia di maltrattamento per favorire l’efficacia del trattamento. Dobbiamo prenderci cura della persona e non del suo disturbo, attivando reti di protezione con la stipula di protocolli specifici nei quali coinvolgere le scuole e il mondo del terzo settore, dalle associazioni sportive ai centri antiviolenza. Un ruolo importante è affidato anche alle istituzioni dell’area socio-sanitaria come i pediatri, i medici di medicina generale, i Pronto soccorso, i consultori familiari e i servizi sociali che sono i principali interlocutori della domanda di aiuto familiare continuando ad agire nell’ottica della prevenzione primaria, secondaria e terziaria per garantire e rispettare il principio di superiore interesse del minore».

Contrastare la violenza domestica e sui minori, esperti a confronto: Il CEFPAS al convegno Foreip-Ancrim

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