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Sanità: Fiaso, 40mila medici e infermieri in meno dal 2010. “Incrementare risorse per assumere nuovi professionisti”

A partire dal 2010 il personale sanitario ha subito un calo del 5,6%, ovvero mancano all’appello 5mila medici, quasi 11mila infermieri e più di 23mila altri operatori sanitari, per un totale di 40mila unità. Una riduzione che ha condotto alla situazione di debolezza evidenziata dalla pandemia di Covid-19. Nel corso dell’emergenza sono però stati reclutati precari che ora, grazie alla legge sulle stabilizzazioni, possono essere assunti. “Già 10 regioni su 20 – spiega il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore – hanno stipulato accordi per procedere con i contratti a tempo indeterminato”.

I dati sono stati illustrati al convegno sul tema “Da 30 anni al servizio dei cittadini: il direttore generale nelle aziende sanitarie pubbliche”, organizzato al Ministero della Salute dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere. Ai lavori ha partecipato anche Roberto Sanfilippo, Direttore generale del CEFPAS e coordinatore siciliano di Fiaso.

Secondo i dirigenti di Fiaso, questa situazione è una conseguenza dei provvedimenti previsti dalla legge di bilancio 2010, che ha introdotto un tetto alla spesa per il personale pubblico ed è andato di pari passo al blocco del turn over e ai Piani di rientro in molte regioni del Centro-Sud Italia. “Da dieci anni – continua Migliore – a fronte di nuovi bisogni sanitari e con l’invecchiamento della popolazione, non è cresciuto l’investimento per il personale: mancano 40mila professionisti”. Secondo il presidente Fiaso, inoltre, “per colmare il divario decennale, occorre abbandonare la logica dei tetti di spesa e incrementare il finanziamento destinato alle assunzioni di nuovi professionisti”. Insieme, conclude, “abbiamo superato due anni violenti, siamo stati esposti a stravolgimenti. Ora abbiamo bisogno che la straordinarietà diventi ordinarietà”. A questo si aggiunge l’incremento dell’età media del personale, per cui più della metà dei medici del SSN ha oggi più di 55 anni, la percentuale più elevata d’Europa, superiore di oltre 16 punti alla media OCSE.

Soprattutto nei primissimi anni di attuazione della legge, si registravano permanenze nell’incarico da direttore generale che non superavano i 12-14 mesi, elevato turn over dei manager e conseguenze prevedibili sulla loro possibilità di esercitare efficacemente il mandato. Dal 2002, dall’avvio del secondo decennio della aziendalizzazione, il dato sembra essersi stabilizzato: i 3,6 anni di carica rilevati come dato medio nel 2021 rappresentano e un orizzonte gestionale non particolarmente lungo, soprattutto in relazione alla portata potenziale di una pianificazione strategica, ma si avvicinano ai 4 anni della durata di molti incarichi di direzione generale da parte delle Regioni.

Una seconda questione riguarda il grado di professionalizzazione dei manager attuali, prendendo in considerazione il numero complessivo di anni di esercizio del mandato da Direttore generale, e il numero di regioni nelle quali si è svolto l’incarico. Secondo le ultime rilevazioni, quasi il 90% degli oltre 200 manager impegnati al momento in Aziende territoriali, ospedaliere, IRCCS e Policlinici ha svolto il proprio incarico in una sola regione e solo il 14% ha una esperienza decennale nel ruolo. Quanto all’età, il valore medio nazionale è di 58 anni e sette mesi, superiore (59 anni e sei mesi) per chi dirige una Azienda ospedaliera.

Infine, sulle questioni di genere, secondo le ultime rilevazioni (FIASO, 2022), il 22% dei ruoli di direzione generale è rivestito da donne, con un incremento del 3,8% rispetto all’anno precedente e un trend positivo costante nell’arco degli ultimi anni, che ha consentito di passare dal 14,4% del 2018 al dato attuale. Vale la pena di ricordare che le donne che ricoprivano incarichi di direzione generale erano solo il 3% nel 2002.

All’incontro ha partecipato anche il direttore generale di Agenas, Domenico Mantoan, secondo il quale è difficile reperire personale per il SSN: “Il Covid ci ha presentato il conto. Abbiamo iniziato a togliere i tetti di spesa che stanno per essere superati, ma nel momento in cui c’è un soggetto come il Mef dall’altra parte gli devo dare un altro strumento che può essere quello dello standard del personale. Uno strumento che determina il fabbisogno del personale e che a sua volta determina la necessità di formazione”, ha aggiunto Mantoan nel suo intervento alla presentazione dell’indagine Fiaso.

È intervenuto anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha affermato: “Gli ultimi anni hanno messo tutto il Servizio Sanitario Nazionale di fronte ad una prova senza precedenti, un direttore generale deve sapere leggere quello che sta succedendo e dare risposte adeguate. Considero il Ssn uno degli elementi di forza del paese consapevole delle enormi difficoltà e dei limiti che ci sono”. Secondo Speranza “veniamo da un pezzo di storia rilevante ma dobbiamo avere la forza e il coraggio di guardare a quello che verrà. Per il Ssn arriva un momento cruciale, siamo ad un passaggio storico importante ma si possono aprire anche delle opportunità, in termini di investimenti e riforme. La traccia di lavoro prossimi mesi sarà quella di come trasformiamo la più grande crisi sanitaria in una possibilità di rilancio e ripartenza sul lato sanitario”.

Sanità: Fiaso, 40mila medici e infermieri in meno dal 2010. “Incrementare risorse per assumere nuovi professionisti”

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