È partito al CEFPAS il primo dei sei moduli del Percorso di alta formazione sul dolore orofacciale, un’attività formativa che accompagnerà i corsisti fino al mese di aprile 2023, al termine del quale i partecipanti possiederanno conoscenze e competenze utili per riconoscere la complessità del problema legato al dolore orofacciale, al fine di far approdare il paziente, in tempi brevi, ad una corretta diagnosi.

Per dolore orofacciale si intende quella condizione dolorosa legata ai tessuti molli e duri della testa, del viso, del collo e del cavo orale che si caratterizzano per la loro cronicità. Il dolore oro-facciale ha una prevalenza del 10% nella popolazione adulta, percentuale che può raggiungere e superare il 25% nella più esposta popolazione giovanile. Manca, però una rete professionale strutturata per i pazienti che soffrono di patologie dolorose persistenti e croniche della bocca e della faccia, questo è riconducibile sia alla complessità di queste patologie sia alla necessità di un’organizzazione multidisciplinare.
Da qui l’esigenza di formare figure competenti nell’affrontare le patologie dolorose oro-facciali. Il percorso formativo intende preparare i sanitari in grado di identificare chiaramente il problema nel suo complesso, è difficile infatti che un singolo professionista possegga le competenze specialistiche o le attrezzature necessarie per poter individuare la causa del dolore. Normalmente il paziente con dolore orofacciale si rivolge al medico di famiglia o allo specialista ritenuto più idoneo a risolvere il caso in base all’entità del dolore. Se l’esperto non individuerà nelle patologie di propria competenza la causa del dolore, allora rimanderà il paziente al medico di famiglia o ad un altro specialista. A parte il disagio, le lungaggini e il dispendio economico, questo causa un importante ritardo diagnostico.
Nasce quindi l’esigenza di formare figure competenti nelle patologie dolorose orofacciali e formare una rete distribuita nel territorio siciliano.
Il percorso formativo, nel suo complesso, vuole fornire un quadro esaustivo delle patologie dolorose orofacciali con riferimento alla più recente classificazione internazionale e di indicare gli strumenti più idonei per giungere in tempi ragionevolmente brevi a una corretta diagnosi.
Diversi gli argomenti previsti all’interno del corso, tra i quali: la fisiopatologia del dolore e la valutazione del paziente, le comorbidità e i fattori predisponenti, le tecniche mini-invasive diagnostiche e terapeutiche, le cefalee primarie e secondarie e il DOF (dolore orofacciale), le lesioni benigne e maligne del distretto testa-collo come causa di DOF e il dolore odontogeno e le patologie di interesse specialistico causa di DOF. Il responsabile scientifico del Corso è Carmelo Costa, algologo presso l’Humanitas Medical Care di Catania.
Il percorso formativo è articolato in sei moduli formativi, per un totale complessivo di 66 ore.
I primi due moduli, svolti il 27 e 28 ottobre, sono stati caratterizzati dalla presenza di diversi autorevoli docenti, tra cui Guido Orlandini, specialista in fisiopatologia e terapia del dolore presso Villa Ravenna a Chiavari, che si è soffermato sul tema della fisiopatologia del dolore e sui principi di semeiotica algologica: “Se si attribuiscono dei ‘segni’ agli oggetti, in base ad essi possiamo riconoscerli e correlarli fra loro, questa è la base del linguaggio. Facendo un percorso inverso, possiamo riconoscere gli oggetti col rilevamento dei segni che li rappresentano: questa è la semeiotica, cioè la ‘scienza che studia i segni’ e in medicina ‘la scienza che studia i segni (o sintomi) delle malattie ed i metodi per rilevarli’. Premesso questo, la trattazione della semeiotica del dolore ha bisogno di una ulteriore e fondamentale chiarificazione: essa non è il riduttivo studio delle situazioni dove il dolore è presente. In questo senso sarebbe di ben poca utilità perché c’è dolore in moltissime patologie del tutto diverse e quindi è un segno (o un sintomo) molto aspecifico e poco utile per la diagnosi. Abituandoci a considerare il dolore non come un’unica entità come fa la classica semeiotica delle varie patologie, ma come una realtà con molte diverse sfaccettature, la semeiotica del dolore va intesa come lo studio dei segni che servono ad identificare i vari tipi di dolore e quindi a identificarne i meccanismi fisiologici e patologici che lo producono. Tenendo presente che ogni misura terapeutica agisce contrastando un dato meccanismo patogenetico, fatta la diagnosi patogenetica, la successiva decisione terapeutica consiste nel correlare il trattamento con il meccanismo patogenetico che abbiamo individuato e che dobbiamo contrastare”.