
La terza edizione del congresso internazionale “DONARTE 2024” si è svolta dal 29 settembre al 1° ottobre presso l’Aula magna dell’Università degli Studi di Messina ed è stata organizzata dall’Università degli Studi di Messina, dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Gaetano Martino di Messina, da Donarte Association for Organ donation and Transplantation e dal CEFPAS. L’attività scientifica vuole ricordare il trentesimo anniversario dalla morte di Nicholas Green, bimbo americano ucciso nel 1994 all’età di sette anni mentre viaggiava in auto con i genitori. Oltre a ricordare il trentesimo anniversario della donazione di organi di Nicholas Green, il congresso si è posto l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sulla donazione degli organi; di raggiungere più di 30 donatori per milione di popolazione in Sicilia; di sensibilizzare la popolazione a una guida sicura a 30 km/h nei centri abitati per ridurre gli incidenti automobilistici e fare il punto sullo stato dell’arte della donazione di organi sia a livello regionale sia a livello nazionale ed internazionale. Tra i presidenti del congresso Anna Teresa Mazzeo, Direttore UOC Servizio di Anestesia presso il Policlinico Gaetano Martino di Messina che abbiamo intervistato.
- Quali sono gli obiettivi di DONARTE 2024?
DONARTE 2024 è un congresso internazionale che si propone di riunire nella nostra Regione siciliana alcuni tra i maggiori esperti di donazione e trapianto di organi e tessuti, con l’obiettivo di mettere a fuoco le attuali conoscenze e le prospettive future su questo importante ambito assistenziale e di ricerca scientifica. Nei diversi Paesi del mondo il sistema donazione/trapianti non opera ancora al massimo della sua potenzialità e non è ancora raggiunta la piena efficienza anche in Paesi economicamente avanzati. La formazione e la sensibilizzazione a tutti i livelli del sistema sono pertanto essenziali per aumentare il numero delle donazioni e salvare milioni di persone in lista di attesa per un trapianto. DONARTE 2024 vuole promuovere attività di informazione, di sensibilizzazione e di formazione sulla donazione e trapianto d’organi a livello globale, per creare a livello locale, regionale, nazionale e internazionale una cultura della donazione d’organi. Ci prefiggiamo di raggiungere questo obiettivo unendo all’informazione scientifica anche un aspetto artistico. Come recita l’art 33 della Costituzione Italiana “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, e certamente entrambe queste forme rappresentano un importante veicolo per raggiungere milioni di persone ovunque nel mondo.
- Qual è lo stato dell’arte della donazione degli organi in Sicilia 30 anni dopo la morte di Nicholas Green?
In Sicilia la donazione degli organi era quasi inesistente all’inizio degli anni ’90, epoca in cui avvenne la donazione d’organi di Nicholas Green (1° ottobre del 1994) con un coraggioso SÌ da parte di una famiglia americana, in vacanza in Italia, il cui figlioletto di sette anni rimaneva vittima di una sparatoria. Sette persone tornarono a nuova vita dopo quella donazione e cinque di esse sono ancora in vita grazie a quel nobile gesto. Sebbene la Sicilia sia stata per decenni tra le regioni italiane con il più basso numero di donatori, in epoca più recente la Regione siciliana si è distinta per un significativo aumento delle donazioni, tanto da raggiungere nell’anno in corso (2024) 24 donatori per milione di popolazione (pmp), rispetto ai 9 donatori pmp del 2010 e ai 15 donatori pmp del 2023. In Sicilia si registra tuttavia ancora oggi circa il 34% di opposizioni, rispetto al 27% della media nazionale.
- Quali sono i dati a livello nazionale? Quali le regioni più virtuose?
L’Italia è riconosciuta per essere tra i Paesi al mondo dotati di una rete nazionale trapianti di eccellenza. Ciò nonostante il sistema di procurement degli organi non opera ancora al pieno della sua efficienza in tutte le regioni. I dati più recenti del Centro Nazionale Trapianti (CNT) indicano una media nazionale di 30 donatori per milione di popolazione (pmp), con Veneto (46 pmp), Toscana (45 pmp), Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia (43 pmp), Piemonte (36 pmp), riconosciute tra le regioni più virtuose.
- Quali sono i progressi raggiunti negli ultimi anni nella donazione degli organi e nella medicina dei trapianti?
Uno degli aspetti più nuovi in tale campo è rappresentato dalle tecniche di ricondizionamento degli organi dopo il prelievo, attraverso l’impiego delle cosiddette “macchine da perfusione” che consentono la perfusione, la conservazione e una più accurata selezione dell’organo da trapiantare. Lo sviluppo di queste tecniche ha consentito il possibile utilizzo anche dei donatori considerati marginali, cioè con funzioni d’organo che possono beneficiare di tecniche che ne migliorino la funzione prima di essere poi trapiantati. Nell’ambito della donazione, un aspetto su cui si sta lavorando molto in diverse regioni, tra cui la Regione siciliana, è quello della donazione DCD (donation after circulatory death) che ha consentito di ampliare il numero di potenziali donatori. La donazione DCD si realizza dopo l’accertamento della morte con criteri circolatori mentre la donazione dopo morte cerebrale si realizza dopo accertamento della morte con criteri neurologici. Nuove tecniche di perfusione regionale normotermica consentono inoltre di mitigare gli effetti dell’ischemia, recuperando la funzione di organi che potranno poi essere trapiantati.
- In che modo il personale sanitario gioca un ruolo fondamentale nella precoce identificazione del potenziale donatore e nel processo di comunicazione con la famiglia?
Senza donatori non ci possono essere trapianti. Un punto fondamentale nella catena del procurement è quindi la precoce identificazione del paziente potenziale donatore, vittima di un danno neurologico acuto e devastante. Questi pazienti sono ricoverati nelle reti tempo dipendenti del sistema sanitario ed un certo numero di essi evolverà verso la morte cerebrale, la morte accertata cioè con criteri neurologici. In questo ambito è essenziale il ruolo dei coordinatori locali alla donazione, figure presenti in tutti gli ospedali, che hanno tra l’altro il ruolo di intercettare il paziente che sta evolvendo verso la morte cerebrale e consentirne una diagnosi tempestiva per ridurre il numero di quelle che vengono definite morti cerebrali “silenti”, cioè non prontamente diagnosticate, in cui la potenziale volontà donativa del paziente non viene esaudita e la donazione non si realizza.
Diventa dunque fondamentale formare correttamente tutto il personale sanitario, ricordando che la donazione degli organi è considerata nel mondo come un indicatore di qualità dell’intero ospedale. In questo contesto la comunicazione diventa essenziale. In particolare è cruciale la comunicazione con la famiglia durante tutte le fasi del ricovero ospedaliero, ad iniziare dalla fase dell’ammissione in ospedale, e poi in terapia intensiva. La famiglia deve percepire l’efficienza del sistema sanitario ed avere piena fiducia nel sistema stesso.
- Quali sono i consigli che darebbe a un trapiantato per il ritorno alla vita dopo aver subito un intervento così delicato?
Il trapiantato è un paziente che era portatore di una disfunzione d’organo in stadio terminale, non altrimenti curabile, che necessitava del trapianto per il ritorno a nuova vita. Si tratta di pazienti che hanno avuto un periodo più o meno lungo in lista di attesa, sono stati sottoposti ad interventi di alta complessità, gravati da un periodo di recupero postoperatorio con necessità di cure intensive, immunosoppressione, riabilitazione, fino al ritorno ad una nuova vita. Credo che il messaggio più importante sia quello di custodire il dono che hanno ricevuto e di porre in essere tutte le misure di prevenzione che a volte servono proprio per evitare l’insorgere della malattia e la sua evoluzione verso quelle forme gravi che poi richiederanno un trapianto. Il supporto dei caregiver è essenziale in questa fase, così come il supporto psicologico prima e dopo il trapianto.
- In che modo si può diffondere la cultura della donazione? E come in questo l’università gioca un ruolo fondamentale?
Per diffondere la cultura della donazione è necessario creare consapevolezza che è questa che, molto spesso, manca nella cittadinanza. Occorre aumentare nel pubblico la consapevolezza dell’importanza della donazione come atto di generosità per salvare molte vite umane. È un messaggio di educazione civica che andrebbe trasmesso in maniera capillare già dall’educazione scolastica. L’Università gioca un ruolo essenziale perché crea consapevolezza negli operatori sanitari già dalle fasi iniziali della loro formazione, coinvolgendo trasversalmente tutte le discipline medico-chirurgiche, nonché i Corsi di Laurea di Infermieristica e delle professioni sanitarie che si trovano a gestire il delicato processo di donazione in cui sono coinvolti un centinaio di professionisti dentro e fuori l’ospedale.
- Come si può implementare la formazione dei medici al fine di rispondere alle nuove esigenze di un moderno sistema sanitario?
Occorre assicurare un adeguato percorso formativo sulla tematica della diagnosi di morte, del mantenimento del potenziale donatore, delle attività di un centro trapianti, in tutte le professioni sanitarie, e in tutte le scuole di specializzazione di area medica, in maniera da diffondere la cultura della donazione non solo nella popolazione, ma anche tra gli operatori sanitari. Diventa poi essenziale anche monitorare i risultati raggiunti, ad esempio attraverso questionari sul grado di conoscenze raggiunte in questi particolari ambiti di assistenza sanitaria. Ricordiamo che le attività di donazione e trapianto rientrano tra i livelli essenziali di assistenza sanitaria.
- L’attività scientifica congressuale di Messina sarà accompagnata da alcuni eventi di sensibilizzazione sociale a partire dalla terza edizione del Premio DONARTE 2024, di cosa si tratta?
Si tratta di un bando aperto a chiunque voglia raccontare attraverso immagini, versi o altro, storie ispirate al tema della donazione di organi ed ai trapianti. Il premio si articola in cinque sezioni: opera pittorica o scultorea; fotografia; poesia per adulti; narrativa per adulti; letteratura per bambini. Le opere presentate verranno esposte nella sede del congresso DONARTE 2024 e verranno valutate da una apposita giuria e il primo classificato di ogni sezione verrà premiato durante una delle serate del congresso dedicate alla sensibilizzazione della cittadinanza. Durante la serata si esibiranno artisti/talenti nel campo della musica, della danza, del canto, che vogliono donare la propria arte per contribuire ad aumentare la consapevolezza del pubblico verso la donazione di organi e tessuti.
- Il giorno prima dell’apertura del congresso, sabato 28 settembre dalle 16 alle 20 presso il Lido del Tirreno di Messina, si svolgeranno i “Transplant games”, cosa avete previsto?
I Transplant games sono una formula già nota a livello internazionale per veicolare il messaggio del significato e del valore del gesto generoso della donazione. In occasione del DONARTE 2024, si svolgeranno a Messina i primi Transplant games della canoa, cui parteciperanno i trapiantati, le loro famiglie, e chiunque voglia condividere la gioia del dono per salvare, con un semplice “Sì” alla donazione, la vita di chi è in lista di attesa di un trapianto (in Italia sono circa ottomila le persone in lista). Sono previste gare sprint di canoa sui 500 mt nelle acque del Lido del Tirreno di Messina e la premiazione dei vincitori. Ascolteremo anche il messaggio di chi è tornato a una nuova vita dopo il trapianto e la testimonianza delle famiglie dei donatori. Sarà presente la mamma di Nicholas Green, Maggie.
L’intervista è stata realizzata da Ilenia Inguì, Dirigente Servizio Comunicazione del CEFPAS.