
Dal mese di marzo 2020, Caterina Patti guida l’unità operativa complessa di Oncoematologia dell’ospedale Cervello di Palermo. Il reparto dell’ospedale è Centro di riferimento regionale per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle leucemie e dei linfomi per il trapianto di midollo osseo. Laureatasi all’Università degli Studi di Palermo, si è specializzata in Ematologia generale (Clinica e di Laboratorio) all’Università di Catania e in Oncologia all’Università di Bari. Tra le sue competenze rientra una significativa esperienza di perfezionamento clinico nell’Unità di Trapianto di midollo e centro oncoematologico di uno dei più autorevoli istituti del settore: il Dana-Farber Cancer Center, Harvad Medical School di Boston. Nella sua carriera, ha una solida esperienza professionale in diverse strutture oncologiche italiane: dall’Istituto tumori di Milano compresi i laboratori di cinetica cellulare annessi, alla divisione di Oncologia medica di Bari a quella dell’ospedale San Giovanni Battista di Torino e ancora al Centro trapianti di midollo osseo e laboratori di criopreservazione e colture cellulari annessi presso la Clinica medica generale dell’Università di Torino.
- Dal marzo 2020, lei è alla guida del reparto di Oncoematologia del Cervello, che bilancio traccia di questo periodo? Quali sono i risultati conseguiti e quali gli obiettivi futuri?
Dal marzo 2020, proprio all’inizio della pandemia, guido l’UOC di Oncoematologia del Cervello inizialmente in qualità di direttore facente funzioni e da marzo 2022 come vincitrice di concorso. Il bilancio è sicuramente positivo nonostante il terribile periodo in cui ho iniziato a gestire il reparto: l’avvento del Covid-19 e la trasformazione dell’ospedale in “ospedale Covid” dove l’Oncoematologia rappresentava l’unico reparto “non Covid”. A questo si aggiunge che ho dovuto chiudere parte del reparto per avviarne la ristrutturazione con conseguenti problemi connessi alla limitazione degli accessi per la riduzione dei posti letto e per la situazione contingente al nostro ospedale con accessi al Pronto soccorso limitati solo a pazienti Covid positivi. Pur tuttavia, abbiamo continuato a garantire le cure ai nostri pazienti, alcuni attraverso la telemedicina, abbiamo anche implementato le attività ambulatoriali, di Dh (day hospital) e Ds (day service) e abbiamo adattato la nostra attività alle enormi limitazioni.
Sono orgogliosa di aver assunto nuove forze lavoro attraverso il reclutamento di un ematologo tra i massimi esperti nazionali a dirigere l’UOSD di trapianto di midollo che ha sostituito il responsabile che è andato in pensione e altri cinque bravissimi ematologi provenienti da varie parti d’Italia che hanno arricchito il patrimonio professionale già disponibile. Ho ottenuto un incremento del personale infermieristico e OSS oltre che del numero di posti letto disponibili. Il risultato di tutto ciò è stato quello di aver migliorato la qualità del nostro lavoro con un miglioramento dell’organizzazione ed erogazione dei servizi ai nostri pazienti. Gli obiettivi futuri sono quelli di investire sulla formazione, anche all’estero, dei giovani ematologi, di incrementare l’attività di ricerca, di realizzare numerosi progetti, già in itinere, volti a migliorare l’assistenza ai nostri pazienti. Uno di questi progetti ha l’obiettivo di praticare alcune terapie immunologiche e biologiche a domicilio dei pazienti anziani o fragili.
- Lo scorso giugno è stato inaugurato il nuovo reparto dell’unità operativa complessa “Oncoematologia” dell’azienda ospedaliera Villa Sofia – Cervello di Palermo. Quali sono le novità?
Le principali caratteristiche del reparto ristrutturato di Oncoematologia consistono intanto in un incremento di posti letto da 16 a 20 con 14 camere di degenza di cui 8 singole e 6 doppie. Il nuovo reparto è dotato di sistemi impiantistici di ultima generazione, in particolare l’impianto di climatizzazione che, oltre a garantire le condizioni di comfort, è in grado di mantenere una elevata qualità dell’aria, grazie ad un sistema di filtrazione, trattamento e ventilazione che permettono di rinnovare totalmente l’aria in ambiente ogni 10 minuti. Questo consente di rimuovere facilmente qualunque tipo d’inquinante presente in ambiente. Lo stesso sistema, inoltre, grazie alla presenza di dispositivi automatici, consente il controllo della pressione differenziale tra gli ambienti destinati alle degenze e le parti comuni (corridoi, filtri, etc.). Inoltre, ogni stanza di degenza è dotata di diffusori di mandata con filtri assoluti a flusso laminare, le bocchette di ripresa consentono di controllare le pressioni positive o negative dello stesso ambiente, impedendo qualsiasi tipo di contaminazione che può avvenire attraverso le condotte d’aria. Sono presenti, nuovi impianti gas medicali (ossigeno, vuoto ed aria medicale), rete dati e Wi-fi, che consentono l’accesso alle informazioni in tutti gli ambienti. Gli impianti installati rispettano i limiti previsti dalle norme per il contenimento dei consumi energetici, grazie a sistemi di recupero del calore sull’aria espulsa, all’utilizzo del calore di condensazione (pompa di calore) per il preriscaldamento dell’acqua calda sanitaria, poi un sistema automatico consente ciclicamente di innalzare la temperatura dell’acqua calda sanitaria tramite l’utilizzo di un generatore di calore, per scongiurare il rischio di proliferazione della legionella.
Tutte le stanze sono state dotate di televisori, frigorifero e le stanze singole anche di comode poltrone reclinabili molto utili ai pazienti (a volte anche ai familiari) che richiedono ricoveri prolungati. Inoltre, sempre con l’obiettivo di migliorare la qualità della permanenza in ospedale, ho creato un’area relax attrezzata di tapis roulant, cyclette, power plate e vari attrezzi per svolgere attività fisica, oltre a una cucina attrezzata con tutti i comfort necessari e una libreria con più di 1000 libri disponibili. Le novità, in sintesi, sono quelle di avere un reparto più ampio, più sicuro, con la possibilità di isolare la gran parte dei pazienti ricoverati riducendo drasticamente il rischio di infezioni, con un maggior numero di infermieri, OSS e medici con conseguente miglioramento della qualità di assistenza e con una particolare attenzione all’attività fisica con programmi che permettono di implementare la fisioterapia e migliorare l’alimentazione, molto critica negli ospedali pubblici. Inoltre il nuovo reparto ci consente di effettuare il trapianto autologo di midollo consentendo di incrementare la disponibilità di posti letto in UTMO (Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo) per trapianti alloggenici e CAR-T con conseguente riduzione dei tempi di attesa di trapianto.
- L’unità operativa complessa è un Centro di riferimento regionale per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle leucemie e dei linfomi per il trapianto di midollo osseo. Cosa ci può dire in termini di visioni future e cure d’avanguardia per i pazienti?
In qualità di Centro di riferimento abbiamo l’opportunità di accedere a numerosi studi sperimentali su tutte le patologie oncoematologiche con possibilità, quindi, di offrire la stragrande maggioranza di farmaci innovativi ai nostri pazienti prima di essere garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale. La possibilità di poter offrire i nuovi farmaci con largo anticipo consente di migliorare la qualità e la quantità di vita ai nostri pazienti, oltre che anticipare l’esperienza nella gestione di nuovi farmaci da offrire precocemente ad un maggior numero di pazienti quando poi i farmaci vengono autorizzati. Le cure più prossime, piuttosto che future, sono certamente meno tossiche e/o più efficaci rispetto alle terapie convenzionali, pertanto avere la possibilità di fornirle ai pazienti nella fase di sperimentazione clinica anticipa enormemente i vantaggi per i pazienti che riescono a partecipare alla sperimentazione. L’innovazione in oncoematologia galoppa e le linee guida possono modificarsi da un mese all’altro con l’avvento di nuovi farmaci o con l’immunoterapia o con nuove indicazioni delle stesse.
- Lei è una delle massime esperte di patogenesi e terapia innovativa di linfomi e mieloma, quali sono le prospettive future sull’uso dell’immunoterapia sulle CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-Cell Therapy) e sugli anticorpi bispecifici, che stanno contribuendo a migliorare la sopravvivenza dei pazienti affetti da linfoma e, a breve, saranno anche disponibili per i pazienti affetti da mieloma?
L’immunoterapia con gli anticorpi monoclonali, coniugati o no, con gli anticorpi bispecifici e le CAR-T hanno completamente stravolto la prognosi dei pazienti che, con la terapia convenzionale, non riescono a raggiungere la guarigione, consentendo di ottenere risposte complete e durature in più del 40 per cento dei pazienti refrattari. Ma l’efficacia e la riduzione di tossicità di queste terapie sta stravolgendo la sequenza degli stessi che vengono posizionati sempre più precocemente nelle linee di trattamento. Alcuni di questi anticorpi monoclonali o bispecifici sono già disponibili per i nostri pazienti e sono garantiti dal sistema sanitario, così come le CAR-T per alcuni linfomi quali i diffusi a grandi cellule, trasformati, primitivi del mediastino e mantellare e anche per la leucemia acuta linfoblastica. A breve saranno disponibili anche per il linfoma follicolare e successivamente anche per il mieloma. Ma mentre fino ad oggi le CAR-T sono disponibili per pazienti refrattari dopo due linee di trattamento, in futuro saranno disponibili per pazienti refrattari ad una linea di trattamento. Nel mieloma sono in corso sperimentazioni in prima linea, ma ancora non sono disponibili nella pratica clinica. A breve i nostri approcci terapeutici saranno stravolti con l’inserimento, anche in prima linea, degli anticorpi bispecifici associati a chemio o ad immunoterapia che stiamo già utilizzando in sperimentazione clinica. Dunque, ci stiamo indirizzando verso terapie più mirate, più personalizzate al singolo paziente abolendo quanto più possibile la chemioterapia e la tossicità ad essa correlata. A questi enormi vantaggi però si associano i costi elevati di questi trattamenti innovativi che rendono insostenibile il sistema sanitario. In futuro la sfida sarà quella di trovare le risorse finanziarie per garantire a tutti i pazienti eleggibili queste terapie innovative. Il loro uso deve essere assolutamente appropriato, offerto ai pazienti che hanno elevata probabilità di avvantaggiarsene.
- Per alcune patologie pensa che sarà possibile somministrare farmaci innovativi e abolire l’uso della chemioterapia?
Per alcune patologie come la leucemia linfatica cronica (LLC) o mieloide cronica o anche per alcune forme di leucemie acute abbiamo già abbandonato la chemioterapia e utilizziamo farmaci biologici anche a tempo limitato, come nella LLC, ottenendo remissioni profonde e durature con una tossicità molto limitata.
- Nella sua prestigiosa formazione non manca l’attenzione al versante manageriale sanitario, a tal proposito il CEFPAS ha un’esperienza consolidata nella progettazione e nell’organizzazione di attività formative in ambito manageriale. Secondo Lei, quali sono le caratteristiche fondamentali per una formazione manageriale di qualità rivolta ai Direttori generali, sanitari e amministrativi di azienda sanitaria?
Oggi la complessità delle strutture sanitarie è talmente elevata che sono indispensabili competenze ed esperienze altrettanto qualificate che servono alla gestione tecnico-finanziaria, organizzativa e soprattutto del personale. È indispensabile un’apertura mentale che si orienti all’innovazione e agli investimenti tecnologici e strutturali piuttosto che al contenimento della spesa, oltre che alla valorizzazione del personale presente e alla ricerca di professionisti ultra qualificati che possano rispondere alle necessità, alle strategie e alle mission aziendali. I direttori dovrebbero immergersi nelle realtà che dirigono, osservare e ascoltare il personale, i loro bisogni e le criticità presenti.
Bisogna, inoltre, aumentare l’attrattività dei pazienti per ridurre la migrazione sanitaria. Ciò sarà possibile solo se sono presenti in azienda professionisti di alta qualità, una tecnologia avanzata e moderna, il tutto associato ad una buona organizzazione del lavoro che miri a considerare il paziente al centro dell’attenzione di tutto il personale presente in azienda.
L’intervista è stata realizzata da Ilenia Inguì, Dirigente Servizio Comunicazione del CEFPAS.