
Milioni di persone nel mondo soffrono di perdita dell’udito a vari livelli, ma riacquisire le capacità uditive è possibile grazie alla scienza e alle tecnologie in campo medico. È un settore fondamentale su cui attualmente la medicina sta puntando, a partire dalla terapia con le cellule staminali applicate all’apparato uditivo. Trattiamo l’argomento con Laura Astolfi, Professoressa associata dell’Università di Padova che è stata docente dell’executive Master in “Implantologia Cocleare. Moderne prospettive per il sordo profondo” che si è svolto al CEFPAS dal 28 marzo al 4 ottobre 2022.
- In cosa consiste la terapia rigenerativa che utilizza le cellule staminali per ripristinare le cellule ciliate danneggiate?
Prima di tutto bisogna considerare il fatto che le cellule ciliate, che sono i meccano-sensori che ricevono il segnale acustico e lo trasmettono al nervo, non hanno una nicchia di staminali endogena che ne permetta la rigenerazione quando vengono danneggiate e perse. Per questo motivo, molti ricercatori hanno cercato di indurre la rigenerazione del tessuto sensoriale mediante diversi approcci, fra cui la somministrazione di cellule staminali per via sistemica o locale. Purtroppo ad oggi non vi sono dati che, a tale scopo, ne confermino l’efficacia terapeutica.
[Per approfondire vedi articolo Simoni et al., 2017, doi: 10.1016/j.jcyt.2017.04.008.]
- Cosa è la nanotecnologia e come si integra con le prospettive terapeutiche delle cellule staminali?
Con il termine “nano” si identificano tutti quei materiali e composti che vengono “manipolati/prodotti” alla nanoscala. Le nanotecnologie si integrano nella medicina rigenerativa in termini di produzione di scaffold (impalcature) che poi o verranno ripopolati con cellule staminali, oppure verranno utilizzati come coadiuvanti di rilascio di farmaci. Nel primo caso l’intenzione è quella di ricostruire un organo artificiale a partire dalle cellule staminali del paziente donatore per poi trapiantarlo in un ricevente, che nelle migliori delle ipotesi corrisponde al donatore.
- Quali sono i limiti della terapia con le cellule staminali?
Ad oggi, per quanto riguarda la sordità neurosensoriale, non vi sono trial clinici che ne confermino la validità. La diffidenza nell’utilizzo delle staminali sta nel fatto che non è sempre possibile controllare il differenziamento o la proliferazione di queste cellule (soprattutto delle staminali embrionali) per cui vi è il rischio che in seguito all’impianto (soprattutto in tessuti molto vascolarizzati) possano incentivare lo sviluppo di un tumore.
[Per approfondire vedi report AIRC https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/cose-il-cancro/staminali-la-benzina-del-tumore.]
- La sordità è reversibile?
Nel caso in cui la sordità sia neurosensoriale, ovvero sia il risultato della perdita di parte del tessuto neurosensoriale, la rigenerazione del tessuto non è possibile. In questi casi l’unica soluzione per recuperare la capacità uditiva, è data dall’applicazione di adeguati ausili riabilitativi (apparecchi acustici, impianti cocleari etc…).
- Quali sono le malattie curabili con le cellule staminali?
Vi sono applicazioni cliniche, approvate ed efficaci, nell’ambito oncologico o della ricostruzione della pelle o cartilagine. Ad oggi non sono ancora clinicamente applicabili per patologie dell’apparato uditivo.
[Per approfondire vedi editoriale ASTOLFI, Laura. Need of translational research on hearing loss recovery. Audiologia e Foniatria, 2021, 6.2. doi: 10.14658/pupj-ijap-2021-2-2]
L’intervista è stata realizzata dal Servizio Comunicazione del CEFPAS.