Dell’importanza della diagnosi audiologica precoce e dei recenti progressi fatti in campo audiologico: di questi temi e di tanto altro abbiamo parlato con il Professor Alessandro Martini, audiologo di fama mondiale, Professore onorario dell’Università di Padova e uno dei più rinomati relatori all’interno del percorso dell’Executive Master in “Implantologia Cocleare”.
- Cos’è l’audiologia e in cosa si differenzia dalla otorinolaringoiatria?

L’otorinolaringoiatria si occupa di tutta la parte diagnostica e terapeutica delle malattie dell’orecchio, naso e gola e quindi di un distretto esteso e complesso come quello “testa-collo”; l’audiologia si occupa specificatamente dei problemi dell’apparato uditivo e vestibolare: dalla diagnostica neonatale di ipoacusia fino alle conseguenze che l’invecchiamento ha sull’udito e sull’equilibio. Ma soprattutto ha rapporti con molte altre discipline “confinanti”, dalla psicoacustica, alla neurologia, dalla neonatologia alla geriatria, dalla genetica, alla bionica, all’elettronica e richiede competenze specifiche e molto ampie. L’audiologia ha, poi, una seconda componente che è la foniatria che si occupa di tutti i problemi di voce e linguaggio, ma anche della deglutizione.
- La moderna audiologia ha ricevuto recentemente un notevole impulso poichè ha fatto propri i campi di ricerca di altre discipline come la genetica, la biologia e le tecniche di imaging. Al tempo stesso ci sembra di osservare che oggi l’audiologia si avvalga di tecniche di diagnostica audiologica impensabili sino ad un ventennio fa. Ce ne può parlare facendoci capire i benefici per i pazienti?
Poco più di vent’anni fa si scopriva il primo gene che causa nell’uomo la più frequente forma di ipoacusia congenita e questo ha rivoluzionato il nostro approccio alla sordità infantile e ha reso ancor più importante l’esigenza di uno screening uditivo neonatale su tutti i neonati, proprio perché questa sordità è “recessiva” (quindi nessuno dei genitori è affetto da ipoacusia/sordità, ma entrambi i genitori sono “portatori” del gene alterato) e quindi nella maggior parte dei casi, pur essendo ereditaria, nessuno in famiglia è sordo. Dal punto di vista diagnostico, in questi anni si sono sviluppate metodiche elettrofisiologiche molto raffinate che ci permettono lo studio di tutta la ”via uditiva”, dal padiglione alla corteccia uditiva. Ma soprattutto lo sviluppo del “neuro-imaging”, ci ha dato la possibilità di interpretare questi quadri. Alla diagnostica si è poi affiancato lo sviluppo di metodologie riabilitative innovative, come le nuove protesi acustiche, ma soprattutto gli impianti cocleari che hanno permesso la riabilitazione anche di casi di sordità profonda/totale che erano esclusi dal beneficio della protesizzazione acustica.
- Ci vuole ricordare gli audiologici siciliani che hanno portato un contributo all’audiologia?
L’audiologia siciliana ha dato un grande contributo. “Escludendo i presenti”, ricordiamo a Palermo il profressor Ettore Borghesan che, con le sue ricerche sull’orecchio interno, ha rivoluzionato nella prima metà del ‘900 l’approccio al soggetto ipoacusico. Nella stessa città, il professor Giorgio Grisanti che è stato presidente sia della Società Italiana di Audiologia e vice presidene di quella europea e si è reso famoso con i suoi studi sulla sordità infantile e sulla discriminazione di frequenza. A Catania Tedo Madonia, ricordo le sue meravigliose immagini di microscopia elettronica. I colleghi attualmente in servizio non sono ovviamente da meno.
- Lei è uno dei docenti dell’Executive Master in “Implantologia Cocleare. Moderne prospettive per il sordo profondo”. Un percorso formativo che tra i vari argomenti ha la diagnosi precoce di sordità sia nell’adulto che nel bambino. Che importanza può avere nel percorso di riabilitazione?
L’impianto cocleare ha rappresentato una rivoluzione “culturale” all’approccio della riabilitazione uditiva: in particolare nel bambino anche molto piccolo cui viene diagnosticata in fase precocissima anche neonatale, una ipoacusia grave/profonda, ma anche in chi nel corso della vita sviluppa una sordità che non trae beneficio dalla protesizzazione acustica. Parlo di “rivoluzione” perché nel caso di un bimbo che presenta una sordità grave/profonda alla nascita, la stimolazione acustica con le protesi non è spesso sufficiente a stimolare lo sviluppo di un linguaggio orale “normale”: l’unica strada è quella della “lingua dei segni” che non viene accettata dalla maggior parte dei genitori udenti. Con l’impianto cocleare si ha uno sviluppo delle competenze uditive che è sovrapponibile a quello del bambino che nasce senza problemi uditivi.
Questo però implica che la diagnosi venga fatta il più precocemente possibile, nei primissimi tempi dopo la nascita; lo screening uditivo neonatale “universale”, cioè su tutti i neonati e non solo su quelli cosiddetti “a rischio” di sviluppare una ipoacusia, è il pilastro essenziale sul quale si basa oggi una riabilitazione corretta. E questo richiede una organizzazione precisa e puntuale su tutto il territorio regionale (ogni regione è responsabile della organizzazione del “suo” screening). Ma questo non basta, non è sufficiente cioè fare lo screening, avere il “dubbio” della presenza della ipoacusia, questo richiede una fase successiva che è quella della “conferma” della ipoacusia e soprattutto dell’impostazione del percorso riabilitativo, per arrivare il più precocemente possibile alla protesizzazione acustica e, quando necessario, dell’impianto cocleare.
- Pensa che ci siano altri argomenti da affrontare nel campo della sordità non ancora esplorati?
L’aspetto forse maggiormente da esplorare è quello dei “casi complessi”, cioè dei bimbi che non presentano “solo” un problema uditivo, ma un quadro più complicato. Mi riferisco in particolare a patologie complesse come quelle da cytomegalovirus, da alterazioni anossiche/emorragiche durante il parto, ad associazione a patologie visive e a quadro malformativi. Questo solo per quanto riguarda il bambino. Un tema questo che è argomento in questo executive master e che i colleghi siciliani, il Professor Francesco Galletti e il dottor Fedinando Raso, hanno già in parte affrontato nel corso. Da non dimenticare, poi, tutta la problematica legata all’invecchiamento e soprattutto quella associata al decadimento cognitivo; anche in questi casi è stato dimostrato come un intervento riabilitativo anche uditivo precoce, sia in grado di rallentare questa evoluzione verso l’alzheimer.
- Il 1 aprile 2022 c’è stata la prima Giornata di Sensibilizzazione dell’Udito: come e quanto è importante fare prevenzione?
L’importanza della funzione uditiva è spesso sottovalutata, soprattutto non c’è sufficiente coscienza di quanto sia delicato il “nostro organo”, la coclea, composta da poche migliaia di recettori (i recettori visivi e oltattivi sono decine di milioni) che una volta danneggiati, non “ricrescono” più. Ce ne accorgiamo solo quando sentiamo poco o siamo tormentati dagli acufeni. Spesso questo danno è evitabile: maggior attenzione ai rumori forti, a certi farmaci…
La prevenzione è essenziale, ma prima dobbiamo renderci conto di quanto importante sia.
L’intervista è stata realizzata dal Servizio Comunicazione del CEFPAS.