Nell’ambito della gestione delle emergenze, la razionalizzazione della gestione degli eventi traumatici e la riduzione della mortalità sono uno degli obiettivi prioritari del sistema sanitario nazionale. Per questo, l’inquadramento clinico razionale e la corretta terapia nelle prime fasi del trattamento dell’evento traumatico hanno una importanza decisiva. Dal 27 al 29 aprile si è tenuto al CEMEDIS (Centro mediterraneo di simulazione in medicina) il primo corso ATLS (Advanced Trauma Life Support). Direttore del corso è stato Giorgio Olivero, professore di chirurgia all’Università di Torino. L’ATLS è nato per volontà del Dr. Jim Styner, chirurgo ortopedico americano che nel febbraio del 1976 fu coinvolto, in una zona rurale del Nebraska, in un grave incidente aeronautico nel quale perse la vita la moglie. Lui stesso e tre dei suoi figli riportarono gravi traumi. Styner giudicò la qualità delle cure che erano state prestate in seguito all’incidente inadeguate e decise di promuovere un corso che potesse migliorare lo stato dell’assistenza nei traumi maggiori. Dagli anni ’80 ad oggi, l’ATLS è stato replicato migliaia di volte in numerosi paesi con il coinvolgimento di centinaia di migliaia di sanitari. In Italia il programma è realizzato dal 1994. Soffermiamoci con il Prof. Olivero sull’importanza dell’approccio basato sull’ATLS per la gestione del paziente traumatizzato.

1) Quanto sono importanti i traumi come causa di morte e di disabilità e quanto è importante il fattore tempo nel loro trattamento?
Ogni minuto muoiono nel mondo nove persone in seguito a lesioni traumatiche che rappresentano il 18 per cento di tutte le malattie e causano il 10 per cento dei decessi. La diffusione dei sistemi di prevenzione e l’organizzazione dei Trauma System hanno avuto un impatto positivo in molti Paesi sviluppati, nei quali, tuttavia, il trauma continua ad essere la principale causa di morte in tutte le classi di età tra 1 e 44 anni. Ogni anno 13 milioni di persone subiscono invalidità permanenti più o meno gravi.
Le procedure e i contenuti scientifici presentati nel Corso ATLS (Advanced Trauma Life Support) sono studiati per facilitare i medici nel trattamento d’emergenza dei traumatizzati. Il concetto di “golden hour” enfatizza l’importanza del fattore tempo e non rappresenta un periodo predeterminato di 60 minuti, ma una finestra di opportunità durante la quale è possibile influire positivamente sulla prognosi.
2) In che cosa consiste la specificità del corso ATLS? Qual è l’approccio che propone ai medici dell’emergenza?
Il Corso ATLS fornisce le informazioni e le manualità essenziali per la diagnosi e il trattamento delle lesioni immediatamente pericolose per la vita e di quelle potenzialmente letali, nelle condizioni di stress psicologico alle quali i medici sono esposti in un ambiente caotico come la shock room. I princìpi forniti dall’ATLS sono applicabili in qualsiasi contesto clinico e hanno la stessa rilevanza per i professionisti dei grandi Trauma Center e per i medici che operano in ospedali periferici. Il metodo ATLS è finalizzato a riconoscere e trattare le lesioni secondo un ordine sequenziale di priorità.
3) Quanto è diffuso in Italia il corso ATLS?
Le linee guida ATLS sono utilizzate dalla maggior parte degli ospedali italiani per elaborare i Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) relativi alla gestione iniziale del paziente traumatizzato. Ogni anno vengono organizzati mediamente 60 corsi ATLS ai quali partecipano 900-1.000 medici. Purtroppo, nel nostro Paese, la certificazione ATLS non costituisce un requisito obbligatorio per i medici che lavorano nei pronto soccorso, come accade in molti Paesi del Nord Europa.
4) Quali sono le prospettive della collaborazione con il CEMEDIS per l’ATLS?
Sicuramente buone. La collaborazione con un centro di formazione organizzato come il CEMEDIS può risultare essenziale per diffondere il metodo ATLS in Sicilia. Ad aprile si è svolta con successo la prima edizione del Corso, che verrà replicato a giugno. La competenza del Direttore Scientifico e del personale del Centro costituisce una garanzia e risulta determinante per mantenere un elevato livello di qualità. In futuro, ci ripromettiamo di incrementare le sinergie organizzative e didattiche, creando un pool autonomo di istruttori siciliani in grado di rispondere alle richieste formative delle aziende ospedaliere regionali.
5) Lo scorso 27 e 28 aprile si è svolto al CEFPAS il Primo congresso nazionale sulla gestione del trauma di interesse chirurgico all’interno di un blocco operatorio multidisciplinare: qual è la difficoltà maggiore per i chirurghi?
Molto spesso i pazienti traumatizzati, in Italia, non vengono valutati e trattati da chirurghi dediti all’urgenza, ma da chirurghi generali che sono saltuariamente coinvolti nei turni di guardia e reperibilità in pronto soccorso. Sarebbe auspicabile incentivare la formazione specifica sulla patologia traumatica per quanto riguarda il trattamento iniziale – il chirurgo ha un ruolo chiave nell’ambito del Trauma Team – e le procedure chirurgiche d’emergenza devono essere tempestivamente adottate per migliorare la sopravvivenza dei pazienti critici.
L’intervista è stata realizzata dal Servizio Comunicazione del CEFPAS.