
La Banca del Sangue Cordonale di Sciacca è stata istituita con l’obiettivo di dare risposta, in tempi brevi, alla domanda di trapianto a favore dei pazienti che ne possono beneficiare. Una eccellenza della sanità siciliana, cuore pulsante all’interno del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II” della città saccense, che vanta un team qualificato di professionisti, diretto dal dottor Pasquale Gallerano, responsabile dell’Unità operativa complessa di Medicina Trasfusionale, al quale abbiamo chiesto come funziona il prelievo del sangue cordonale che spesso suscita timori da parte dei potenziali donatori. In realtà, come confermano gli esperti, i rischi sono inesistenti e i vantaggi sono molteplici: dare il consenso alla donazione, infatti, è un gesto di altruismo gratuito, indolore e sicuro. Eppure, da parte di molti, c’è ancora scarsa sensibilizzazione e diffidenza su questa preziosa donazione salvavita.
«Il sangue del cordone ombelicale circola dal feto alla placenta e viceversa, nutrendo il bambino nel corso di tutta la gravidanza. Questo sangue è ricco di cellule staminali emopoietiche, cioè di cellule progenitrici, simili a quelle del midollo osseo, capaci di autoriprodursi e di generare continuamente tutte le cellule mature del sangue e del sistema immunitario. Rappresenta dunque una fonte preziosa e unica che, come il midollo osseo, permette di curare col trapianto persone affette da malattie gravi come leucemie, linfomi, sindromi mielodisplastiche, mielomi, anemie congenite e acquisite, talassemie, malattie congenite dismetaboliche e del sistema immunitario e alcune forme di tumori solidi», dice il direttore Pasquale Gallerano illustrando l’iter della procedura di un trapianto.
Generalmente, un paziente in attesa di trapianto ha la necessità di disporre di un donatore compatibile. La probabilità di reperire un donatore compatibile in ambito familiare è pari al 25 per cento circa. Del restante 75 per cento, solo il 35 per cento riesce a reperire un donatore compatibile nei Registri Internazionali di midollo osseo (circa 38 milioni nel mondo, di cui in Italia circa 350.000). Purtroppo non tutti i pazienti trovano un donatore compatibile e pertanto il sangue del cordone rappresenta una importantissima alternativa poiché è possibile trapiantarlo anche se non perfettamente compatibile.
Il numero di trapianti effettuati con sangue cordonale continua a crescere, superando il numero di 40.000 procedure trapiantologiche e confermando la grande potenzialità delle cellule staminali del sangue placentare che, per alcuni aspetti, sono da ritenersi persino “migliori” rispetto a quelle contenute nel midollo osseo. Ad esempio, le cellule staminali presenti nel sangue placentare sono meno aggressive dal punto di vista immunologico e quindi risulta più bassa l’incidenza di una forma di “rigetto” del trapianto (Graft Versus Host Disease) che è una delle più gravi complicanze post trapianto.
Le unità di sangue cordonale però devono avere delle particolari caratteristiche e, come spiega Giusi Tancredi, responsabile Qualità e di Laboratorio della Banca del Sangue Cordonale, «devono contenere una quantità di cellule sufficienti per poter effettuare trapianti anche in persone adulte e per questo motivo solo il 10 per cento circa delle unità prelevate può essere reso disponibile per trapianto. Il rimanente 90 per cento delle unità raccolte che non raggiungono i livelli di cellularità richiesti ad uso trapiantologico non viene però smaltito, ma utilizzato per produrre emocomponenti ad uso non trasfusionale da impiegare per moltissime patologie che risentono di una terapia rigenerativa».
Il sangue cordonale ha, infatti, dimostrate capacità rigenerative, riparative dei tessuti e di facilitazione della guarigione di lesioni cutanee e mucose da utilizzare in differenti ambiti clinici appartenenti a differenti branche specialistiche della medicina e chirurgia. Fra i pazienti che possono beneficiare di questi trattamenti di medicina rigenerativa rientrano i soggetti con piaghe, ulcere diabetiche o ferite di difficile guarigione, patologie oculari come lesioni e ulcere corneali, trattamenti di tendinopatie, osteoartrosi, rigenerazione peridontale e interventi di implantologia.
Il razionale è somministrare a livello locale alte concentrazioni di fattori di crescita di derivazione piastrinica per la riparazione tissutale.
Nell’ultimo anno di attività, il team multidisciplinare della Banca del Sangue Cordonale di Sciacca ha preso in carico oltre 100 pazienti con piaghe da decubito e circa 60 pazienti con patologie oculari con l’applicazione di gel piastrinici e colliri a domicilio degli stessi, grazie al dono delle unità di sangue cordonale. Queste terapie hanno determinato ottimi risultati clinici e terapeutici nei pazienti e, aspetto ancor più importante, sono state svolte a domicilio senza dover ricorre alle prestazioni ospedaliere. Un altro impiego estremamente interessante è rappresentato dall’utilizzo dei globuli rossi derivati dalla raccolta del sangue cordonale allogenico per la terapia trasfusionale di neonati pretermine. I piccoli pazienti spesso ricevono trasfusioni di sangue nelle prime fasi della vita durante il ricovero nelle Unità operative di Terapia intensiva neonatale.
Proprio in tale contesto, il sangue del cordone ombelicale rappresenta una risorsa più adeguata rispetto alle caratteristiche fisiologiche del ricevente in quanto l’emoglobina fetale contenuta nei globuli rossi dell’unità di sangue cordonale donata è più affine al patrimonio eritrocitario del piccolo paziente che necessita di emotrasfusione.
Attualmente è in corso una ricerca scientifica che vede la Banca del Sangue Cordonale di Sciacca inserita in un contest internazionale insieme alle banche di Barcellona, Singapore, Atene, e della organizzazione di beneficenza “Antony Nolan”, nel Regno Unito. La ricerca è finalizzata proprio all’utilizzo di sangue cordonale a scopo trasfusionale. Oggi, come conferma il Direttore Pasquale Gallerano, la pandemia ha reso ancor più difficile la disponibilità di donatori volontari di cellule staminali e pertanto ancor di più è necessario sensibilizzare i punti nascita alla raccolta del sangue cordonale come emocomponente salvavita.
Dalla sua istituzione, la Banca del Sangue Cordonale di Sciacca ha effettuato già 30 trapianti a favore di pazienti italiani ed esteri, molti dei quali provenienti tra gli altri da Stati Uniti, Francia, Israele e Ungheria, ed ha conseguito tutte le certificazioni di eccellenza previste per l’esportazione delle unità in tutto il mondo. Tutte le unità una volta raccolte nei vari punti nascita della Sicilia vengono trasferite a Sciacca per essere manipolate, validate e messe a disposizione della comunità.
«Un aspetto di fondamentale importanza è creare una rete tra tutti gli operatori sanitari e nel management sanitario, dalle Direzioni generali, sanitarie e amministrative delle Aziende sanitarie pubbliche e private, per far sì che la percentuale delle unità di sangue cordonale raccolte, sia numerosa rispetto al numero dei parti effettuati presso i punti nascita del territorio – evidenzia Pasquale Gallerano -. Il cordone ombelicale e il sangue in esso contenuto, una volta reciso, se non raccolto diventa uno scarto biologico da smaltire nei rifiuti speciali. È indispensabile che tutta la collettività abbia informazioni complete e ponderate, prive di ambiguità. In particolare è importante che tutti gli operatori del settore, inclusa la coppia donatrice, sia consapevole che la donazione rappresenta un atto generoso di profondo significato umano e che la donazione è sicura, indolore, senza alcun rischio, gratuita e volontaria. La donazione del sangue cordonale rappresenta un salvavita e rientra tra i livelli essenziali di assistenza da soddisfare».