
Il dolore orofacciale è un disturbo molto fastidioso che può colpire il viso, la testa, il collo o l’interno della bocca e fa riferimento a una branca dell’odontoiatria specializzata nella diagnosi e nella cura del dolore non dentale. Spesso chi ne soffre lamenta anche disturbi dolorosi diffusi in tutto il corpo, come la fibromialgia e questo rende ancora più difficile il corretto inquadramento diagnostico e la conseguente terapia. Approfondiamo l’argomento con Carmelo Costa, responsabile scientifico del percorso di alta formazione sul dolore orofacciale, medico anestesista e algologo presso l’Humanitas di Catania.
- Quali sintomi presenta il paziente con dolore orofacciale?
Il distretto anatomico orofacciale contiene i tessuti deputati a percepire ed elaborare ben quattro dei cinque sensi di cui dispone la nostra specie: vista, udito, olfatto e gusto. Quindi spesso le patologie dolorose in questa zona del corpo si accompagnano a disturbi a carico di queste sensazioni. Inoltre presiede funzioni essenziali per la nostra vita vegetativa e di relazione, come parlare, bere, mangiare, nonché l’espressione delle emozioni. Questo spiega le turbe psichiche che spesso accompagnano il dolore orofacciale.
- Quando rivolgersi al proprio medico di famiglia?
Quando il dolore si presenta non in maniera sporadica, ma persistente o anche nei casi in cui pur presentandosi occasionalmente si accompagna a segni e sintomi preoccupanti come perdita della forza muscolare o riduzione della vista o dell’udito o vomito intrattabile.
- È difficile che un singolo professionista possegga le competenze specialistiche o le attrezzature necessarie per poter individuare la causa del dolore. L’approccio medico per il trattamento del paziente che presenta questa patologia, secondo Lei, dovrebbe essere multidisciplinare?
Senz’altro. Anche se il concetto di multidisciplinarità deve esser interpretato in maniera corretta. Come è stato giustamente osservato, più specialisti esperti in quella parte di dolore orofacciale che compete alla propria disciplina ma ignari delle conoscenze degli altri, non sono sufficienti a formare un gruppo di specialisti in dolore orofacciale. Occorre quindi creare una figura di riferimento con una competenza complessiva sul dolore orofacciale che, di volta in volta, si giovi del supporto di vari specialisti per condurre un appropriato iter diagnostico ed un idoneo trattamento terapeutico.
- Individuata la patologia, quale è la terapia ad oggi più utilizzata?
Dipende dalla diagnosi del dolore. Il trattamento comunque va personalizzato e nella sua scelta occorre prendere in considerazione non solo l’intensità del dolore ma anche la sua patogenesi, l’assetto psicologico del paziente e l’impatto del dolore sul suo quotidiano. In generale, cerchiamo di realizzare un trattamento multimodale. Quindi non solo farmaci, ma anche igiene di vita, ricorso al supporto cognitivo comportamentale (tecniche psicologiche che sfruttano la capacità di adattamento del paziente) e tecniche antalgiche percutanee mini invasive.
- Durante il corso si è parlato dei principi di semeiotica algologica, ci può dire di cosa si tratta?
La semeiotica algologica concettualmente non differisce dalla semeiotica medica in generale cioè dello studio e della valutazione dei segni che conducono ad una corretta diagnosi. Ma mentre nella semeiotica classica il dolore viene sempre valutato come un segno e quindi studiato all’interno delle varie patologie di cui è sempre un sintomo (come la febbre o la nausea o l’astenia, per esempio), la semeiotica algologica lo studia anche quando esso è una malattia a sé stante e ne valuta gli aspetti più complessi. Quelli, per esempio, che riguardano la sua topografia. Cioè il dolore avvertito in una parte del corpo, ma che origina da una sede differente. Per esempio la sciatica che si avverte lungo l’arto inferiore ma origina da un’ernia del disco intervertebrale.
- Secondo Lei il dolore orofacciale è un problema sottostimato?
Si, abbastanza. È un problema sommerso. Prendiamo ad esempio il caso della sindrome della bocca che brucia. È una patologia dolorosa che interessa quasi esclusivamente le donne in periodo post menopausa ed è caratterizzata da un bruciore continuo della lingua e del cavo orale, insieme a senso di sapore amaro o disgustoso del cibo ed a bocca asciutta. Una vera tortura quotidiana. Apparentemente è una patologia molto rara, ma in verità sottostimata per la difficoltà di valutarne la causa e la convinzione che sia una inevitabile degenerazione legata alla vecchiaia. Oggi sappiamo che si tratta di una neuropatia delle piccole fibre ed anche se la sua prognosi continua a rimanere non buona, nel senso che non si guarisce spontaneamente da essa se non in rari casi, per lo meno ne possiamo alleviare i sintomi.
- In che modo si possono preparare i sanitari ad effettuare in tempi brevi una corretta diagnosi nel paziente?
Purtroppo la preparazione universitaria è carente nel settore del dolore orofacciale e i vari specialisti la cui disciplina riguarda alcune sindromi di dolore orofacciale (neurologia, odontoiatria, otorinolaringoiatria, chirurgia maxillo facciale e altre) si interessano soltanto degli aspetti peculiari di specifiche sindromi dolorose tralasciando il problema nel suo complesso. Quindi lo scopo di preparazione dei sanitari può essere ben svolto da Corsi di formazione ad hoc.
L’intervista è stata realizzata dal Servizio Comunicazione del CEFPAS.