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Un corretto stile di vita fin da giovani per prevenire l’ictus: lo afferma Rosa Musolino, Coordinatore scientifico Rete regionale emergenza ictus

Rosa Musolino, già Direttore UOSD Stroke Unit al Policlinico Universitario Messina e Coordinatore scientifico Rete regionale emergenza Ictus

L’ictus cerebrale, cioè l’interruzione dell’irrorazione sanguigna del cervello, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Oltre 100.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. In Italia, le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione sia per il miglioramento delle terapie attualmente disponibili. Per sensibilizzare la popolazione su questa malattia invalidante, il CEFPAS promuove il seminario “Ictus: conoscerlo bene, curarlo meglio. Tra esperienze e prospettive di intervento”, che si svolgerà giovedì 27 ottobre 2022 presso la Sala “Giovanni Paolo II” del Centro. Ne parliamo con Rosa Musolino, già Direttore UOSD Stroke Unit al Policlinico Universitario Messina nonché Coordinatore scientifico Rete regionale emergenza Ictus.

  • Che cos’è l’ictus e da cosa è provocato?

L’ictus cerebrale rappresenta una condizione clinica caratterizzata da “rapido sviluppo di sintomi o segni focali neurologici, dovuti alla perdita di una o più funzioni cerebrali, di origine vascolare, di durata superiore alla 24 ore”.È causato dall’improvvisa interruzione del normale flusso di sangue ai tessuti cerebrali, per ostruzione o rottura di un’arteria cerebrale.L’ictus cerebrale, vera emergenza sociale, è una “catastrofe prevenibile e trattabile ed è una “epidemia in crescita” (definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). In Italia si registrano circa 100.000 casi per anno, di cui 80% nuovi casi e 20% recidive. L’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e in Italia. A 30 giorni dall’esordio la mortalità è del 20% per l’ictus ischemico e del 50% per l’ictus emorragico. L’ictus cerebrale è la prima causa di disabilità nell’adulto e la seconda causa di demenza.

  • Cosa si intende per ictus ischemico ed emorragico?

L’ictus ischemico, che rappresenta 80% di tutti gli ictus, è secondario a improvvisa riduzione del flusso sanguigno in un’area cerebrale per occlusione trombotica (ictus aterotrombotico) o embolica (ictus cardioembolico) di un vaso arterioso o per patologia stenoocclusiva dei piccoli vasi del circolo cerebrale profondo (ictus lacunare). L’ictus emorragico, che rappresenta il 20% dei casi, si suddivide in emorragia intraparenchimale (15%) ed emorragia subaracnoidea (5%). L’emorragia cerebrale è una raccolta focale di sangue nel parenchima cerebrale o nel sistema ventricolare non sostenuta da trauma, causata da numerose e distinte condizioni patologiche, quali ipertensione arteriosa, patologie strutturali vascolari, angiopatia amiloide, malattie sistemiche, farmaci.

  • Qual è la differenza di trattamento della malattia in fase acuta e nel post-acuto?

Prima domanda da porsi: cosa dobbiamo fare di fronte a un ictus ischemico? Le evidenze scientifiche inconfutabili dimostrano che siamo di fronte a una patologia ad alta frequenza, ad alta mortalità e disabilità, dagli alti costi sanitari e sociali, se non trattata, e che va garantita a tutti equità di accesso alle cure. La patologia ischemica cerebrale è una patologia il cui trattamento è tempo-dipendente, come per l’infarto del miocardio, mediante due opzioni: la trombolisi endovenosa con r-TPA entro 4-5 ore dall’esordio dei sintomi e/o la trombectomia per via endovascolare entro 6 ore per il circolo anteriore, 8 ore per il circolo posteriore, previa accuratissima selezione del paziente, con riduzione della mortalità e della disabilità.
Tutti i pazienti devono avere accesso alle cure appropriate per una patologia così rilevante per cui è obbligatorio organizzare una rete territorio-ospedale che coinvolge necessariamente il sistema 118,  che consenta il rapido accesso ai centri autorizzati al solo trattamento trombolitico (centri spoke di I livello ) o al trattamento endovascolare (centri Hub II livello), abbattendo il paradigma di accesso all’ospedale più vicino sostituito  per sospetto ictus, all’ospedale che può erogare le terapie giuste, non solo come terapie di riperfusione, ma anche come ricovero in ambienti specializzati quali le Stroke Unit di I e II livello.

  • Quanto è importante il ricovero in fase acuta in reparti altamente specializzati denominati Unità eurovascolari (Stroke Unit) per migliorare la prognosi dei pazienti?

Il ricovero in Stroke Unit è di per sé efficace per la riduzione della mortalità e della disabilità indipendentemente dalla terapia riperfusiva, in quanto unità di terapia subintensiva, specializzate nella gestione dei pazienti con ictus, con monitoraggio clinico e multiparamentrico, come le unità coronariche, per la prevenzione delle complicanze, sia neurologiche, sia extraneurologiche, attraverso un approccio multidisciplinare. Anche in Italia sono codificati i parametri per realizzare sul territorio una rete per l’ictus: centri di I livello (spoke) 1/200.000 abitanti, centri di II livello (Hub) 1/1.000.000 abitanti.
Nel 2012 la Regione Siciliana ha deliberato la rete ictus che è stata modificata nel 2019. In atto in Sicilia ci sono quattro centri Hub (Civico a Palermo, Caltanissetta, Cannizzaro a Catania e Messina) cui si dovrebbero aggiungere Villa Sofia a Palermo e Garibaldi a Catania in atto centri spoke e altri otto centri spoke (Vittoria, Siracusa, Caltagirone, Enna, Agrigento, Cefalù, Trapani, Palermo Buccheri La Ferla). La rete in Sicilia, nonostante il momento storico e sanitario che stiamo vivendo, è cresciuta gradualmente se si assume come indicatore il numero dei pazienti trattati con trombolitico e/o con procedura endovascolare sui trattabili calcolati in base al denominatore che viene dato dal registro S..I.T.S ( coordinatore nazionale è il prof Danilo Toni).
Nel 2014 nel confronto con le altre regioni d’Italia in Sicilia veniva trattato il 14% dei casi trattabili, nel 2021, nonostante la pandemia, è stato trattato l’85% dei casi trattabili. Il tavolo tecnico che presiedo, in atto, sta lavorando oltre che sul monitoraggio della rete, sulla analisi delle criticità per l’ottimizzazione dei percorsi nei vari comparti.

  • Quanto è importante fare prevenzione e dunque limitare i principali fattori di rischio che portano alla insorgenza della malattia?

La prevenzione rappresenta uno dei cardini del trattamento dell’ictus assieme alla terapia riperfusiva in acuto, il ricovero in Stroke Unit e il trattamento riabilitativo. I principali fattori di rischio sono: l’età, l’ipertensione, le cardiopatie tra le quali la fibrillazione atriale, il diabete, il tabagismo, l’etilismo, l’obesità, la sindrome delle apnee notturne, la sedentarietà, uso di contraccettivi orali, etc. La prevenzione cosiddetta primaria, prima che si verifichi un evento, come controllo dei principali fattori di rischio (ipertensione, fumo, diabete) è risultata efficace nella riduzione degli eventi.
La prevenzione secondaria, dopo un evento vascolare, è fondamentale nella prevenzione delle recidive e si basa sull’approfondita tipizzazione dell’ictus ischemico, aterotrombotico, cardioembolico, lacunare, da altre cause specie nella popolazione giovanile, al fine di trattare il paziente con il trattamento corretto. Inoltre, l’educazione a un corretto stile di vita deve essere un obiettivo da raggiungere non solo nella popolazione dei pazienti, ma anche nella popolazione dei giovani, fin dalla età infantile-adolescenziale.

L’intervista è stata realizzata dal Servizio Comunicazione del CEFPAS.

Un corretto stile di vita fin da giovani per prevenire l’ictus: lo afferma Rosa Musolino, Coordinatore scientifico Rete regionale emergenza ictus

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